“Ti tengo i pugni” – “Crepi il lupo”: c’è italiano e italiano

Diplomacy & international actors

Irene Forzoni – La lingua di un popolo la dice lunga su tradizioni, cultura, storia, credenze e influssi esterni. Già in Italia si percepisce quanto la nostra lingua sia esposta all’ingresso di parole o espressioni straniere. Di prevalenza inglesi, tali modi di dire vengono sia calcati, come il verbo “implementare”, o semplicemente adottati così come sono, come nel caso dei famosi “download” o “know-how”. Tuttavia, il fenomeno dell’influsso esterno appare ancora più evidente quando una lingua non solo è influenzata ma convive strettamente con altre, come nell’italiano della Svizzera.

Mettendo da parte le varianti dialettali, che sono tanto forti nelle regioni della Svizzera di lingua italiana quanto lo sono nelle varie regioni d’Italia, in Svizzera circola un italiano standard, altrimenti detto “federale”, con tutta una serie di elvetismi che possono far sorridere il fiorentino o il romano in visita dai cugini d’oltralpe. Scavando appena la superficie, però, appare chiaro come ciascun elvetismo abbia un suo perché e una sua storia che rivela aspetti curiosi, profondi e storici dell’italiano sviluppatosi in Ticino e nelle valli grigionesi.

È bene sapere che se vi capita un corto circuito a Lugano dovrete chiamare l’elettrico, e non l’elettricista come a Roma. La casalinga previdente di Bellinzona che vuole risparmiare mentre fa la spesa alla Coop, sta attenta alle azioni del giorno, mentre quella di Bologna non si fa scappare le promozioni. Una volta finiti gli acquisti la prima signora sarà convinta di aver fatto un affare trovando la lisciva a metà prezzo, mentre la seconda, il metà prezzo lo avrà trovato sul detersivo. Da tenere a mente che quando siamo in un bar di Locarno si comanda una birra, mentre a Milano la si ordina: se si vuole evitare l’alcol una buona alternativa è, rispettivamente, il mosto in Ticino e il succo di mele nel Nord Italia.

Per avere poi un’idea di quanto una lingua influenzi la crescita basti sapere che un giovane di Locarno cerca di avere le note scolastiche migliori possibili, di fare un pratico in un’azienda rinomata e di ottenere la licenza di condurre al compimento dei 18 anni. Uno scolaro di Firenze, invece, di note cerca di prenderne il meno possibile e, esattamente con le stesse tempistiche, suda per ottenere i voti migliori, per aggiudicarsi un tirocinio in un’azienda rinomata e naturalmente anela alla patente di guida non appena maggiorenne. Il collaboratore di un’azienda è meglio noto a Napoli come il dipendente di un’azienda, cosa che, senza approfondire troppo, ci dà anche un’idea di quanto siano diverse le prospettive d’impresa nei due paesi. Inoltre, mentre a Mendrisio si prepara la lista delle trattande per una conferenza, passato Chiasso ci si dedica più volentieri all’ordine del giorno. Il primo verrà messo a girono in caso di modifiche, mentre il secondo tendenzialmente verrà aggiornato. Conferenza o meno si dice in giro che italiani non si staccano dal proprio cellulare, meglio noto tra i ticinesi come natel. A Brissago, quando arriva l’inverno si accende il calorifero invece del termosifone, se ci si ammala si prende un medicamento e non una medicina. E per arrivare da casa alla stazione si sale sull’auto postale, o addirittura direttamente su “la Posta”, invece che sul pullman. Con i parallelismi si potrebbe andare avanti a lungo.

Da dove arrivano le parole “strane”?

La maggior parte di queste espressioni sono rivelatrici dell’influenza che hanno il tedesco e il francese, le altre due lingue nazionali del paese, sull’italiano della Svizzera. Il romancio, la quarta lingua nazionale, ne è molto più vicina ed è meno diffusa, inoltre l’eventuale influenza non traspare in maniera così evidente. Un “medicamento” è più simile al “Medikament” del tedesco e al “médicament” del francese piuttosto che all’italianissimo “farmaco”. Indubbio è lo zampino del tedesco anche nelle parole “elettrico”, da “Elektriker”, “azione” da “Aktion”, che peraltro esiste solo nel tedesco della Svizzera, “nota” da “Note”, “pratico” da “Praktikum”, oppure del francese (“lisciva” da “lessive”). Altri esempi, come “calorifero” sono rimanenze di un italiano antiquato, che continuano ad esistere anche nel Nord Italia, mentre parole che possono sembrar inusuali definiscono elementi tipici della cultura svizzera. L’auto postale non è l’auto rubata al postino, ma semplicemente un autobus di proprietà dell’azienda leader del settore dei trasporti AutoPostale Svizzera SA, a sua volta parte del gruppo La Posta svizzera.

Ciò che all’inizio potrebbe far sorridere o storcere il naso è in realtà il risultato di un lungo processo di concordanza, scambio, vicinanza e distanza simultanee alla maniera svizzera che traspariscono inevitabilmente tanto nei comportamenti quanto dal punto di vista linguistico. L’espressione “Ich drücke dir die Daumen” (letteralmente “ti tengo i pugni”) usata nella Svizzera tedesca per augurare buona fortuna, alla maniera dell’“incrociamo le dita” ha in realtà un’origine ben lontana ed è molto vicina alla quotidianità dell’antica Roma. Alla fine delle cruente lotte tra gladiatori il pubblico poteva esprimere la propria volontà in merito all’uccisione o meno del gladiatore sconfitto: il pollice rivolto verso il basso condannava a morte definitiva, mentre il pollice racchiuso all’interno del pugno rappresentava la spada nel fodero e veniva invocato per risparmiare la vita al gladiatore perdente. Tenendo i pugni si vuole augurare del bene. Non c’è tanto da stupirsi né da preoccuparsi, quindi, se capita di sentire che qualcuno “si rallegra” di vedere un vecchio amico invece di “essere felice” e “tiene i pugni” a qualcuno che deve affrontare una prova invece di dirgli “in bocca al lupo”!

Irene Forzoni è interprete di conferenza e traduttrice. Laureatasi in Italia e Svizzera, ha appena ottenuto il Certificate of Advanced Studies in Foreign Affaires and Applied Diplomacy presso la ZHAW di Zurigo e lavora per la Cancelleria Federale e Comparis.ch.  È impegnata in foraus  nel programma Svizzera Italia.

Per conoscere la realtà di un paese diverso dal nostro non esiste modo migliore che poter parlare la lingua del luogo. Per conoscere quindi le relazioni tra l’Italia e la Svizzera, quale modo migliore per iniziare se non parlandodelle differenze linguistiche tra “italiano e italiano”?

Con questo blog vogliamo inaugurare una serie di interventi che mettano luce sui diversi aspetti delle relazioni tra Italia e Svizzera. Se anche tu hai un’idea sui rapporti tra i due paesi che vuoi condividere, scrivi a: lorenzo.trevisiol@foraus.ch